È risaputo ormai da tanti anni che il petrolio, fonte d’energia non rinnovabile, ha raggiunto il suo picco massimo d’estrazione e nei prossimi decenni è destinato ad esaurirsi, ma meno si sa, o forse meno si vuole parlare, della condizione estrema dell’acqua. Si stima infatti che circa la metà della popolazione mondiale entro il 2025, se non prima, vivrà in condizioni di scarsità d’acqua.
L’acqua è sempre stato un bene essenziale: nella storia l’uomo ha fondato le prime civiltà dove c’era acqua, nell’antica Mesopotamia lungo fiumi e coste, da sempre l’acqua rappresenta l’inizio di qualcosa, della vita, è brodo primordiale, linfa vitale per tutti gli esseri della terra; noi stessi siamo fatti per i due terzi d’acqua.
Il consumo moderno delle risorse idriche è spartito in 70-80% per l’agricoltura, 15% per l’industria e il resto viene impiegato per usi civili. Nelle nostre case siamo abituati a vederla soccorrere dal rubinetto ogni volta che la desideriamo, dimenticandoci di quanto sia limitata e preziosa, e che non tutti sono fortunati come noi. Si pensi che nell’Africa subsahariana il 40 % delle case si trova a più di mezz’ora di viaggio dalle fonti d’acqua e quella distanza è destinata a crescere. In una società in cui l’acqua arriva solo a certe ore del giorno, l’intera giornata di una persona, specialmente di donne e bambini incaricati di questo compito, può ruotare attorno alla raccolta di questa risorsa, togliendo tempo a lavoro ed istruzione. Non devono dimenticarsi anche le guerre svolte in nome dell’oro blu, la prima risale al 1964 e interessa Israele, destinate ad aumentare nel tempo.
Abbiamo sempre pensato che le risorse della terra siano infinite, ci siamo rifiutati del contrario per anni, sfruttando così le falde acquifere e deviato i fiumi, credendo di disporre di risorse illimitate.
Di tutta l’acqua presente sulla terra, che è il 97.14% della quantità totale di acqua superficiale, solo il 2.59% è costituito da acqua dolce. Di questo 2.59% un’altra percentuale è intrappolata nelle calotte di ghiaccio e nei ghiacciai, circa il 2%. Il resto dell’acqua dolce è acqua freatica (0.592%), o acqua direttamente accessibile in laghi, corsi d’acqua, fiumi, ecc. (0.014%). Una minima parte, inferiore all’1%, della riserva idrica presente sulla terra risulta utilizzabile come acqua potabile.
L’acqua in teoria è un bene comune, ma in pratica ancora oggi più di un decimo (12%, più di 900 milioni di persone) della popolazione mondiale non dispone regolarmente di una fonte di acqua potabile, suddivise in 319 milioni di persone nell’Africa subsahariana, 554 milioni in Asia e 50 milioni in America Meridionale. Nel 2010 addirittura l’acqua è stata inserita nella Dichiarazione universale dei diritti umani: “Un diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all’accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire sé stessi e la casa allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute”.
Noi siamo fortunati a essere nati in quella parte di mondo dove l’acqua è sempre presente, ma sono numerosi i paesi dove l’acqua non è un diritto e anzi è fonte di povertà, malattie e guerre. Anche nella società “occidentalizzate” in realtà l’acqua crea conflitti, nei paesi “sviluppati” si assiste infatti a forme subdole di accaparramento d’acqua, chiamate “water grabbing”; ci si impossessa dell’acqua controllando i fiumi, le dighe, incentivando la privatizzazione dell’acqua, che se anche dovrebbe migliorare il servizio al cittadino, spesso trascura i quartieri poveri e lascia all’asciutto chi non riesce a pagare o rifiuta il monopolio. Per esempio in Messico il fiume Colorado non passa più per il territorio messicano come aveva fatto per millenni, ma viene trattenuto negli Stati Uniti per soddisfare le proprie esigenze idriche e energetiche (Las Vegas).
L’acqua e i cambiamenti climatici
L’acqua mostra chiari segni della sua sofferenza dovuta al riscaldamento globale; la terra ha infatti aumentato la sua temperatura di quasi un grado negli ultimi decenni e l’acqua è la prima a risentirne, lo dimostra con alluvioni, siccità, uragani, innalzamento dei livelli del mare, scioglimento dei ghiacciai. Le previsioni non sono rosee se si pensa che la temperatura salirà di circa 2-3° C e nel giro di un secolo le risorse idriche caleranno da 6,3 miliardi di metri cubi a 5,1 miliardi. Leggendo le testate dei giornali quotidiani nazionali di questi giorni ci si può rendere conto dei grossi problemi che la siccità sta causando al nostro paese. Quest’anno in particolar modo l’Italia, con già dei problemi di distribuzione d’acqua tra il Nord e il Sud del paese, ha dovuto purtroppo fare i conti con i cambiamenti climatici e le conseguenze, come incendi devastanti, siccità, laghi scomparsi, fiumi e dighe allo stremo, danni all’agricoltura e all’allevamento per 2 miliardi di euro. Questi fenomeni ci mostrano come il cambiamento climatico non sia un evento ipotetico, remoto e lontano, ma anzi un fenomeno che ci ha già colpiti in pieno e sta mostrando i suoi effetti (qualche esempio: http://www.corriere.it/salute/nutrizione/17_luglio_10/emergenza-siccita-anche-nostra-salute-puo-essere-rischio-d17d3450-6583-11e7-a5ea-ffe2be8246f0.shtml – http://www.lastampa.it/2017/07/31/cronaca/il-caldo-fa-paura-oltre-si-aggrava-lallarme-siccit-0uI8vuzt3Dp7cnKBhPCkkM/pagina.html – https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/28/siccita-trovato-laccordo-lacqua-a-roma-non-sara-razionata-acea-puo-continuare-a-prelevare-meno-dal-lago-di-bracciano/3762421/).
Goccia dopo goccia…
Come ci stiamo abituando lentamente all’idea che il petrolio possa finire, per esempio sperimentando macchine elettriche, dobbiamo abituarci all’idea di utilizzare meglio la nostra acqua. Fortunatamente, rispetto al petrolio che impiega milioni di anni per formarsi, l’acqua è sempre presente e dal cielo continuerà, anche se in modo diverso, a piovere. Per cui dobbiamo imparare ad avere una miglior gestione della risorsa acqua, er esempio nell’agricoltura si potrebbero sviluppare metodi di riciclaggio delle acque di scolo per un’irrigazione esclusivamente a sgocciolamento, la ricerca dovrebbe investire sull’installazione di impianti di desalinizzazione delle acque, ogni paese dovrebbe proteggere i propri bacini idrici (laghi, fiumi e dighe), raccogliere l’acqua piovana e riutilizzarla, cercare di abbattere gli sprechi presenti nel sistema di distribuzione delle acque e dei singoli cittadini che dovrebbero essere responsabilizzati singolarmente. Anche piccole azioni possono essere utili, dopotutto, come si dice, tante gocce formano un mare.