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Impianti di depurazione – il loro utilizzo

L’acqua ha un ciclo naturale, in cui le acque meteoriche, superficiali e sotterranee circolano continuamente fra atmosfera, oceani, mari, fiumi, laghi e sottosuolo. Purtroppo, al giorno d’oggi le acque naturalmente presenti per l’approvvigionamento idrico risultano spesso di difficile utilizzo primario o riutilizzo, a causa di inquinanti urbani e industriali o da sostanze xenobiotiche (sostanze di origine naturale o sintetica, estranee ad un organismo) presenti al loro interno, immesse in ambiente dall’attività antropica.

 

Ovviamente, l’utilizzo o il riutilizzo di questo tipo di acque inquinate può comportare gravi rischi per la salute, soprattutto quando le si vorrebbe impiegare ad uso potabile.

 

 

Per ovviare a ciò, è nato quello che viene definito il ciclo integrato dell’acqua. Questo ha l’obiettivo finale di garantire continua disponibilità di acqua potabile ai cittadini. Esso è entrato a far parte della legislazione italiana con la legge Galli n°36 del 5 gennaio 1994, a seguito della quale è stato istituito un organo di controllo chiamato: Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O).

 

immagine goccia d'acqua

 

Il ciclo idrico integrato si articola nelle seguenti fasi:

 

  • opere di captazione, per il prelievo delle acque dall’ambiente;
  • sistemi di adduzione, per trasportare le acque captate fino ai serbatoi di stoccaggio prima di immetterla in rete;
  • trattamento di potabilizzazione;
  • reti di distribuzione: trasporto dai serbatoi agli utilizzatori finali;
  • sistemi di raccolta delle acque reflue, civili e industriali;
  • impianti di depurazione delle acque reflue;
  • restituzione delle acque depurate all’ambiente.

 

 

Impianti di depurazione delle acque reflue

 

Un impianto di depurazione delle acque reflue è lo step finale, e forse il più delicato, prima della “restituzione” dell’acqua all’ambiente. Strutturalmente, lo si può dividere in diverse sezioni, che corrispondono ad altrettanti step di trattamento delle acque.

 

1. Trattamenti primari (fisico-meccanico) ➡ Vengono allontanante dal refluo le sostanze in sospensione e quelle sedimentabili di una certa dimensione. Comprende una serie di operazioni preliminari tra cui: grigliatura, dissabbiatura e disoleazione, flocculazione e sedimentazione primaria. Il deposito fangoso recuperato per sedimentazione primaria viene avviato alla fase di trattamento fanghi.

 

2.Trattamenti secondari (biologici) ➡ Le sostanze organiche vengono degradate dall’azione metabolica delle colonie di microrganismi presenti nelle vasche o serbatoi, in cui il refluo viene solubilizzato. Consiste in una fase di ossidazione biologica, che viene realizzata con tecniche a biomassa adesa (filtri percolanti, biodischi, biofiltri) o a biomassa dispersa (vasche a fanghi attivi, stagni biologici ecc), a cui segue una fase di sedimentazione secondaria. Il trattamento biologico permette anche l’eliminazione dei nitrati con processi microbici di nitrificazione e denitrificazione, attraverso il riciclo dei reflui nelle vasche dedicate.

 

3.Trattamenti terziari (chimico-fisico) ➡ Consiste nell’allontanamento delle sostanze tossiche, all’abbattimento del contenuto di azoto e fosforo entro i limiti di legge, nonché alla disinfezione del refluo per eliminare i microrganismi patogeni. Si procede inoltre allo smaltimento dei fanghi che si formano nel corso del processo di depurazione.

 

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