Ma i rifiuti sono tutti uguali? Come distinguo un rifiuto da un altro?
“Catalogo Europeo dei Rifiuti”
Nel linguaggio degli smaltitori, dei trasportatori e di chi possiede un impianto di trattamento dei rifiuti, esiste codice univoco per classificare e distingue i rifiuti. Per identificare i rifiuti infatti si utilizzano i cosiddetti codici C.E.R., sequenze numeriche di sei cifre volte ad identificare il rifiuto in base al processo produttivo da cui esso è originato. C.E.R. sta per “Catalogo Europeo dei Rifiuti”, identificato ufficialmente nella Decisione della Commissione Europea 2014/955/UE come “Elenco Europeo dei Rifiuti”.
Come funziona il codice C.E.R
Il codice C.E.R. è composto da 3 coppie numeriche ognuna della quali indica qualcosa sul rifiuto che classifica:
– la prima coppia di cifre, denominata “codice a due cifre o classe”, identifica la fonte che ha generato il rifiuto, ossia il settore produttivo di provenienza del rifiuto;
– la seconda coppia di cifre del codice, denominata “codice a quattro cifre o sottoclasse”, identifica il processo e/o la lavorazione che ha originato il rifiuto all’interno del settore produttivo di provenienza;
– la terza coppiadi cifre del codice individua la singola tipologia di rifiuto.
Esempi di C.E.R
CER 10 11 03:
- 10- settore produttivo: rifiuti prodotti da processi termici;
- 10 11- attività o processo: rifiuti prodotti dalla fabbricazione del vetro;
- 10 11 03- descrizione rifiuto: scarti di materiali in fibra a base di vetro.
Il CER è articolato in:
- 20 classi;
- 111 sottoclassi;
- 839 rifiuti, di cui 405 pericolosi (indicati con un’asterisco) e 434 non pericolosi.
Le classi in generale individuano dei settori produttivi, solo le classi 13,14,15 e 16 non individuano delle attività specifiche, ma delle categorie omogenee di rifiuti.
Come attribuire correttamente il C.E.R?
Per attribuire il corretto codice ad un rifiuto è utile procedere come segue:
- identificare la fonte, o meglio l’attività produttiva che genera il rifiuto consultando i titoli dei capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 per risalire al codice a sei cifre riferito al rifiuto in questione, (ad eccezione dei codici dei suddetti capitoli che terminano con le cifre 99);
- se nessuno dei codici dei capitoli da 01 a 12 o da 17 a 20 si presta per la classificazione di un determinato rifiuto, occorre esaminare i capitoli 13, 14 e 15 per identificare il codice corretto;
- se nessuno di questi codici risulta adeguato, occorre definire il rifiuto utilizzando i codici di cui al capitolo 16;
- se un determinato rifiuto non è classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16, occorre utilizzare il codice 99 (rifiuti non altrimenti specificati) preceduto dalle cifre del capitolo che corrisponde all’attività identificata al precedente punto 1.
Come si classificano i rifiuti pericolosi?
I rifiuti pericolosi, indicati con un asterisco, si classificano con delle classi di pericolo, sinteticamente chiamate “HP”, di queste ne esistono 14, ognuna delle quali indica che tipo di pericoloso si incorre maneggiando quel rifiuto, articolate nel seguente modo:
L’elenco dei C.E.R e la classificazione dei rifiuti sono spesso protagonisti di modifiche e aggiornamenti per cui è bene tenersi informati sugli ultimi cambiamenti. È utile sapere queste “basi” di classificazione dei rifiuti perché sono spesso informazioni che si trovano sui formulari, sui registri di carico e scarico, nel MUD, nelle offerte di smaltimento stipulate da parte degli impianti e degli intermediari, ma soprattutto per non incorre in pesanti sanzioni e non commettere errori!
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Fonti http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/rifiuti/rifiuti-1/codifica-dei-rifiuti